Volevo dirvi che il serpente sta ancora una volta cambiando pelle

Volevo dirvi che il serpente sta ancora una volta cambiando pelle

Una selezione dell’autobiografia di Lorenza Di Pasquale Laboratorio cittadino di scritture autobiografiche Edizione 2016

Scritture solidali
Scritture autobiografiche di redenzione e rinascita che mettono in luce sentimenti di solidarietà verso sé stessi, gli altri e il mondo, e sollecitano un’autentica solidarietà fra le lettrici e i lettori.
Archivio della memoria e dell’immaginario siciliano
Ateliers dell’immaginario autobiografico © OdV Le Stelle in Tasca

Volevo dirvi che il serpente sta ancora una volta cambiando pelle
Lorenza Di Pasquale

In memoria di Lorenza Di Pasquale

Cosa si può dire, se si ricomincia a vivere due o tre volte durante il corso della propria vita? Che si è fortunati? Oppure che si è tanto sfortunati da dover riprendere sempre tutto daccapo?

Come un tessuto utilizzato troppe volte diventa sottile in più punti, e siccome non ne hai un altro a disposizione quando si sfilaccia, lo devi rabberciare. Oppure, se proprio si è fatto un buco, lo devi accomodare con una pezza simile, a punti piccoli piccoli. Così bisognerebbe trovare il coraggio di riprendere la vita che ti è rimasta e ricucirla al meglio, per tirare avanti o inventarsene una nuova di zecca.

Ma per quanto il rammendo sia fatto a regola d’arte, le cicatrici del rattoppo sono lì a ricordarti che la stoffa non più quella originale. Si è logorata ed è diventata delicata e sensibile. È la vita, dice qualcuno. Le esperienze servono, aggiunge qualcun altro. E serviranno le esperienze fatte, o sono state così traumatiche da non insegnarci nulla? O non sarà invece che il troppo dolore, e le molte sofferenze, induriscono l’anima e ci rendono cinici?

Io questo non lo so. Forse per ognuno è differente, ogni individuo è diverso dall’altro, forse ho sofferto tanto che ogni volta ho cambiato pelle. Sì, come i serpenti, ma non so più quale avevo prima e quale mi sta ricrescendo addosso ora.

Da che parte si ricomincia? Forse dalla fine di una storia, ma non c’è mai una fine reale, ogni giorno è un nuovo inizio, o probabilmente una continuazione.

Sono a casa da mesi, lontana dal lavoro ma non dalla mia vita, perché di quella si tratta, la mia vita.

A volte accarezzo la me stessa bambina e la conforto. Le dico che non è colpa sua. Che ognuno è dotato di una porzione di tolleranza, e che questa si è esaurita giorno dopo giorno. Che ha fatto tanto, e la abbraccio. Come a volte faceva con me la mia Mamma. Ma in certi momenti, neanche questo basta a dare balsamo al mio cuore.

Ho affrontato nemici visibili e invisibili, vecchi e nuovi, eppure mi fanno paura piccole cose. Uscire con la testa coperta, è come sfidare il mostro senza spada. A qualcuno sembrerà assurdo, preoccuparsi di questo quando si è ammalati di cancro, ma quella è una parte reale, visibile e tangibile della malattia, per sé stessi e per gli altri.

Non ho voglia di scendere nei dettagli delle giornate. Posso dire solo che s’impara a vivere l’attimo. La mia fortuna è avere tanto affetto intorno e il dono della scrittura.

Volevo dirvi che il serpente sta ancora una volta cambiando pelle.