Sicilia bedda
Il racconto autobiografico di Martín Guevara Duarte Testimonial di penna della 5a edizione di Thrinakìa 2019-2020 Premio internazionale di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche, dedicate alla Sicilia
Scritture solidali
Scritture autobiografiche di redenzione e rinascita che mettono in luce sentimenti di solidarietà verso sé stessi, gli altri e il mondo, e sollecitano un’autentica solidarietà fra le lettrici e i lettori.
Archivio della memoria e dell’immaginario siciliano
Ateliers dell’immaginario autobiografico © OdV Le Stelle in Tasca
Sicilia bedda
Martín Guevara Duarte
Dal promontorio si vedevano le onde lambire gli scogli, il sole fioco ma austero, nonostante tutto il suo potere chiarificatore, non riusciva a cancellare in me la sensazione, ogni volta che guardavamo in basso, di sovrastare una gola così profonda da arrivare sino al centro della Terra, per questo motivo afferrai la mano di Adriana. A lei girava la testa per le vertigini più che comprensibili e ci aiutammo a vicenda per oltrepassare quella curva dell’impervia stradina, valse la pena prendere quel sentiero per raggiungere il porto di Levanzo dalla Grotta del Genovese, invece di tornare per la via più lunga ma più diritta.
Il paesaggio era ancora più bello dopo aver appreso da un antropologo che ci accompagnava, che in passato quell’isola era collegata alle altre due vicine, Marettimo e Favignana, e tutte e tre alla Sicilia. Qui arrivarono i primi abitanti di Trapani, forse dalla penisola iberica, come suggeriscono le pitture rupestri sulle pareti della grotta del Genovese, di circa ottomila anni, simili a quelle della grotta di Altamira. Molto probabilmente, pensai, quegli abitanti avevano camminato lungo il sentiero sul bordo del precipizio, e forse, uno di loro prese per mano un’Adriana del Neolitico che soffriva di vertigini, gesto come filo conduttore e simbolo della solidarietà tra gli esseri umani di ieri, di oggi e di sempre. Forse si fermarono, probabilmente, coniugando prudenza e timore reverenziale per quel crogiolo di colori che ricade su quel paesaggio meraviglioso per dire addio a quella che in futuro sarebbe stata la punta dove finisce l’Italia, o il suo principio, dipende da quale parte si guardi.
Arrivati al porto, dalle nuvole rigonfie precipitò scrosciante un acquazzone. I camminanti stavano appena iniziando a conoscersi. Appoggiammo i nostri zaini sotto il tetto di un bar e ordinammo caffè, acqua, birra, pizze e arancini, e mi aspettava il gatto più affettuoso che abbia mai incontrato in vita mia. Le fusa di quel felino sul mio collo che soprannominai Pirandello, insieme alle chiacchiere animate, arricchite da sonore battute dall’allegro carattere siciliano dei miei nuovi amici, sono rimaste incastonate nel mio ipotalamo come uno scenario, o meglio, come un tappeto persiano.
Più tardi tornammo a Favignana, due giorni trascorsi conoscendo nuovi posti, persone, e poi a dormire a casa dell’artista plastico MoMó Calascibetta. Un’accoglienza meravigliosa con cena e notte tra racconti e risate, ancora e ancora, e il giorno appresso l’inizio della camminata sull’Antica Trasversale Sicula partendo da Mozia. Un gioiello universale per la concentrazione di Storia, cultura… e zanzare. Da quel momento, quindi, la Sicilia cominciò a entrarmi dentro, le risate cariche di energia e i paesaggi diedero i natali a un flusso affettivo interiore, a un amore per quest’opera intarsiata e dipinta dalle essenze multiculturali generate dai viaggi, dal passare del tempo, la convivenza, il senso dell’humor, dell’onore e di un misterioso equilibrio che si fonde tra una scintilla vulcanica con odori, sapori e colori insostituibili. La dolcezza e la lealtà della sua gente, la bellezza interiore ed esteriore della mia amica Francesca, la profondità e fermezza della mia amica Anna, l’affetto di Tano e Peppe, di Adriana e Maurizio e tanti altri. La forza di Peppino Impastato e la sua famiglia, la pastasciutta alla Norma e al Nero di Seppia.
I Siciliani con la loro spontaneità, per la mia esperienza personale, sono più cugini dei cubani, o di un caraibico molto più bellicoso e millenario, piuttosto che dei romani, dei greci o degli arabi.
Oggi voglio congratularmi con la 5a Edizione di Thrinakìa, il Premio Internazionale di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche, dedicate alla Sicilia. E voglio essere fedele al mio desiderio di contribuire all’arricchimento intellettuale dell’isola che ho appreso ad amare e a diffonderne i suoi preziosi tesori culturali.
(Traduzione: Anna Assenza)
Martín Guevara Duarte
Luglio 2019 – León, Spagna
Martín Guevara Duarte nasce in Argentina nel 1963. Cresce a L’Avana con la sua famiglia, rimanendo nell’isola cubana per dodici anni, mentre suo padre, il fratello minore di Ernesto Che Guevara, pativa il carcere come prigioniero politico della dittatura argentina. Finalmente torna alla terra natia dopo il trionfo della democrazia. Già in tenera età rifletteva sulle sue inquietudini attraverso la scrittura. Viaggia spesso per l’America Latina e l’Europa, svolge parecchi lavori, di solito con case editrici e distributori di libri. Legge i classici europei e segue il ritmo della letteratura americana moderna, impara le lingue in modo autodidatta, scrive poesie, storie, riflessioni che legge a un pubblico attento in incontri letterari. Sempre con un forte ingrediente d’irriverenza verso il Potere e il “politicamente corretto”, spesso confinante con la marginalità, tanto nel suo modo di pensare che nel suo modo di vivere.
Si trasferisce in Spagna, dove forma una famiglia; vive tra Madrid e León e inizia a pubblicare articoli su diversi media in Internet, critico feroce dei meccanismi autoritari di qualsiasi modello di società passata, ma specialmente dei totalitarismi del nostro tempo.
Ha scritto un libro intitolato «All’ombra di un mito» sul peso della possente immagine del Che sulla sua persona, e sul resto della famiglia, che lo ha portato a viaggiare in differenti paesi di diversi continenti, dove è stato invitato a dibattiti e conferenze. In Italia ha realizzato un progetto chiamato «Diarios», in collaborazione con l’artista cubano Ascanio, residente a Milano, presentato e premiato a Milano. E nel 2018 esce il suo secondo libro «Triángulo Guevara» che include racconti e articoli su i suoi punti di vista politici in America Latina, in Europa e nella narrativa in generale.
Durante l’ultimo decennio è autore di numerosi articoli nel suo omonimo blog e in diversi media digitali tra i quali ricordiamo Infobae, Cibercuba, Havanatimes, Martinoticias, Misceláneas de Cuba.
Viaggia in Sicilia nel 2018, stimolato dall’influenza della sua amica Anna Assenza, regista indipendente e siciliana, attualmente residente in Costa Rica, amica intima di suo nipote Canek Sanchez Guevara, figlio di Hildita, uno dei suoi cugini preferiti e nipote del famoso mito, che morì alla stessa età di suo nonno e sua madre, nel gennaio del 2015 in Messico.
Invitato dall’Antica Trasversale Sicula, giunge per la prima volta nella meravigliosa isola di Sicilia ed è profondamente colpito dalla sua cultura, dai suoi paesaggi e soprattutto dall’autenticità della sua gente. Da quel momento in poi giura amore eterno e incondizionato verso l’eclettica isola dei Sicani e dei Siculi.